Koubi riscrive, con il linguaggio della danza, una storia millenaria, mettendo in scena la paura ancestrale dello straniero e dell’altro da sé, per rivelare infine la raffinatezza delle culture “barbare”.
Non lavorando sulla narrazione, ma sugli ambienti, sulla presenza della “carne” e sulla potenza delle immagini, la compagnia si trasforma continuamente diventando esercito di guerrieri, corpo di ballo, coro d’opera.
I danzatori fanno vorticare le loro gonne come dervisci, brandendo lame e coltelli al suono della musica sacra di Mozart e Fauré, mescolata con ipnotiche melodie tradizionali algerine, dialogando con il patrimonio musicale e spirituale dell’occidente; la loro sensualità virile e la loro energia mozzafiato evocano un’umanità intera di barbari: Persiani, Celti, Greci, Vandali e Babilonesi, quasi delle apparizioni da tempi remoti e oscuri, che hanno influenzato quel grande crocevia di culture che è il Mediterraneo.
Tutti questi elementi storici e culturali si mescolano con il linguaggio della breakdance e dell’hip hop, reinventati in maniera spettacolare dando vita a un mix di generi di qualità quasi spirituale.
Koubi, in questa esplorazione potente e carismatica della storia del Mediterraneo, solleva le ombre dalle notti barbare per mostrarci l’alba di una cultura condivisa.
coreografia Hervé Koubi
assistente alla coreografia Fayçal Hamlat
musiche Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré, Richard Wagner, musica tradizionale algerina